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Inaugurato il cantiere di S. Antonio al Monte (Rieti)


In apertura, sul numero di novembre del periodico reatino Frontiera, l'articolo dedicato all'inaugurazione del cantiere di Sant'Antonio al Monte, che presto vedrà il ritorno delle Sorelle Clarisse nel capoluogo laziale.


Se vale quanto si dice per le spose, il cantiere del convento francescano di Sant’Antonio al Monte godrà senz’altro di buona fortuna. La mattinata del 16 novembre, scelta per avviare i lavori, è stata infatti piuttosto bagnata, con la pioggia che si è fatta più intensa proprio mentre si andavano a presentare i lavori al piccolo pubblico di autorità, operatori dell’informazione e tecnici presenti. Ma lasciato vuoto il piazzale, tutti hanno potuto trovare riparo nel porticato che protegge l’ingresso alla chiesa e al chiostro, dove si è svolta la breve cerimonia.



A indicare la prospettiva dell’intervento è stato padre Luciano De Giusti, ministro della Provincia San Bonaventura dei Frati Minori, proprietaria dell’immobile su Colle San Biagio, del quale ha velocemente tratteggiato le origini nella seconda metà del 1400 e gli usi che i religiosi ne hanno negli anni, inscrivendo il tutto nel più grande quadro della Valle Santa e nel contesto dell’Ottocentenario Francescano. Danneggiata dal terremoto del 2016, la struttura diverrà «un cantiere di bellezza» che restituirà alla cittadinanza un luogo amato e di pregio. Con l’obiettivo di farne la casa delle sorelle povere di santa Chiara, le monache Clarisse che, abbandonato il convento di via San Francesco a causa del sisma, dopo essersi fuse con le sorelle di Civita Castellana sono tornate a Rieti, momentaneamente sistemate nel convento dei Cappuccini di Colle San Mauro. «A lavori conclusi – ha spiegato padre Luciano – saranno una piccola luce sul monte, messa ad indicare ancora l’essenziale della vita, che per noi cristiani è la relazione con Dio».



L’intervento di restauro, risanamento e miglioramento sismico del complesso riguarderà tutte le murature portanti, ma anche le componenti impiantistiche. Non solo ci saranno adeguamenti dal punto di vista elettrico, idrico e termico, ma anche interventi volti al superamento delle barriere architettoniche e azioni specifiche di efficientamento energetico. Un progetto articolato che ha visto la squadra dei tecnici interagire positivamente con le istituzioni. E in particolare con la Regione Lazio, rappresentata dal direttore regionale dei Lavori Pubblici, Wanda D’Ercole, che ha sottolineato lo sforzo di giungere all’apertura del cantiere nel minor tempo possibile e si è detta sicura di poter confidare nell’impresa per i tempi di esecuzione delle opere.

L’intervento sarà finanziato con circa 6 milioni di euro e secondo l’assessore regionale alla Ricostruzione, Claudio Di Berardino, è un esempio di come gli interventi del dopo terremoto, pubblici e privati, possono andare speditamente in parallelo ed essere anche un volano occupazionale: non solo per l’impegno delle maestranze, ma anche per il valore degli immobili che si va a recuperare. L’intervento su Sant’Antonio al Monte ha infatti un’importanza anche sociale, restituisce un punto di riferimento alla comunità locale e riattiva un tassello di quella Valle Santa che negli ultimi anni ha conosciuto un’ampia riscoperta nella dimensione nazionale e internazionale: un’attrazione turistica che funziona perché poggia sull’autenticità dell’aspetto religioso e contemplativo.



Le risorse a disposizione vanno quindi usate al meglio, anche per sollecitare le domande per la ricostruzione che i cittadini possono disporre e per tante ragioni ancora non sono state inoltrate. Occorre invece l’impegno di tutti, perché le aree interne del Paese possono resistere solo se ci sono le persone, se si generano servizi, se si coglie l’occasione di intercettare un modello di sviluppo. «Stiamo ricostruendo in un modo diverso da come era, in un modo più sicuro, più efficace, più efficiente, con un occhio rivolto a qualcosa che consentirà al nostro territorio di crescere in qualità».

Chiamando le monache ad un saluto, padre Luciano De Giusti ha voluto ricordare l’impegno di Mons. Pompili, il cui intervento ha attivato importanti sinergie e contribuito in modo significativo a far riemergere la prospettiva francescana del territorio. Una dimensione materiale oltre che spirituale, che il convento ben testimonia con i beni che un tempo custodiva. Tra questi un’importante collezione di codici oggi affidati alla Biblioteca comunale Paroniana. Ci sono delle miniature bellissime, e sarebbe bello nel prossimo futuro associare il ripristino di Sant’Antonio al Monte con una loro valorizzazione: sarebbe un altro modo di raccontare la prospettiva cristiana e francescana, un approccio alla vita fecondo e ricco di valori.


(Art. di David Fabrizi)

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